Manuale di Epitteto - (Encheiridion)
versione curata da
Claudio Buffa su www.riflessioni.it
Il "Manuale" di Epitteto
(50 ca - 138 ca) occupa un posto particolare fra i trattati di filosofia stoica. Infatti, come indica il titolo originale in greco, "Encheiridion"
(a portata di mano), non si tratta di una organica riflessione sui fondamenti
della dottrina, bensì di un agile strumento offerto a chi vuol vivere bene,
seguendo i princìpi della morale stoica.
1) DISTINZIONE TRA
CIO’ CHE DIPENDE E CIO’ CHE NON DIPENDE DA NOI
Le cose sono di due maniere: alcune in nostro potere, altre no.
Sono in nostro potere: l'opinione, il volere, il desiderio, l'avversione, in
breve tutte quelle cose che dipendono dalla nostra volontà.
Non sono in nostro potere: il corpo, le ricchezze, gli onori, le dignità
pubbliche, e in breve tutte quelle cose che non dipendono da noi.
Le cose poste in nostro potere sono per natura libere, non possono essere
impedite né avversate. Quelle altre sono deboli, schiave, sottoposte a ricevere
impedimento, e per ultimo non sono cose nostre.
Ricordati dunque che se reputerai per libere, quelle cose che sono per natura
schiave, e per proprie quelle che sono di altri, ti capiterà di trovare ora un
ostacolo, ora un altro, di essere afflitto, turbato, di dolerti degli uomini e
degli Dei. Se invece stimerai tuo ciò che é tuo veramente, e capirai quali
sono le cose che non sono in tuo potere, mai nessuno ti potrà forzare, nessuno
impedire, non ti lamenterai di nessuno, non incolperai alcuno, non avrai nessun
nemico, nessuno ti nuocerà, perché nessuno in effetti ti potrà fare del male.
Ora, se hai desiderio di raggiungere questo felice stato, sappi che ciò
richiede sforzo e concentrazione d'animo non comune, e che, certe cose
esteriori, devono essere eliminate dalla mente, altre pensate al tempo giusto, e
devi dedicarti sopra tutto alla cura di te stesso. Perché, se vorrai ad un
tempo ottenere i predetti beni ed insieme dignità e ricchezze, è possibile che
non otterrai nulla, perché se starai dietro alle ricchezze senza preoccuparti
di accrescerti interiormente, senza dubbio ne sarai privato, perché solo
attraverso l'accrescimento di se stessi si può godere beatitudine e libertà.
Pertanto a ciascuna apparenza che ti capiterà nella vita, innanzi tutto
abituati a dire: questa é un'apparenza, e non é proprio quello che sembra di
essere.
Poi comincia ad esaminarla e inquadrarla nella tua mente, e cioè vedere se essa
appartiene alle cose che sono in nostra facoltà, ovvero a quelle che non lo
sono. Ed appartenendo a quelle che non lo sono, dal tuo cuore venga questa
sentenza: - Ciò a me non importa.
2) NON SI DEVONO
DESIDERARE O TEMERE LE COSE CHE DIPENDONO DA NOI
Ricordati che lo scopo del desiderio é di appagare ciò che si desidera, e
l'intento dell'avversione é quello di rifiutare ciò che si detesta. Per cui si
pensa che quello che non ottiene ciò che desidera, sia senza fortuna; e quello
a cui capiti ciò che detesta, abbia cattiva fortuna. Ora se l'animo tuo eviterà,
tra le cose che sono in nostro potere, quelle che possono dichiararsi contro
natura, non ti capiterà mai di dolertene. Ma se si sarà volti a schivare i
morbi, la povertà, la morte, si avrà cattiva fortuna. Astieniti dunque
dall'avversione per quelle cose che non riguardano la tua sfera personale, ed
usala rispetto alle cose che é nel numero di quelle che sono in tuo potere,
sono contro natura. Dal desiderio, per ora, ti asterrai completamente. Perché
se bramerai qualcosa che é al di fuori del nostro potere, non potrai essere
fortunato, e delle cose che si possono desiderare, non ce ne sono veramente di
cose degne da ottenere. Pertanto non consentirai a te stesso se non i primi
movimenti e le prime inclinazioni dell'animo a desiderare o schifare, purché‚
siano lievi, condizionali, e senza nessun impeto.
3) DARE ALLE COSE CHE
ABBIAMO IL GIUSTO VALORE
Ricordati di dare il giusto valore alle cose che ti servono o che ami, o che ti
dilettano, incominciando dalle più piccole. Se ami un oggetto dire a te stesso:
non é che un oggetto; per cui se esso si rompe, non ne avrai l'animo alterato.
Nella stessa maniera, se bacerai un tuo amico o fratello o figliolo o moglie,
pensa che essi sono mortali; in modo che, se essi muoiono, tu non ne resti
turbato.
4) BISOGNA CONOSCERE
LA NATURA DI
OGNI OPERA CHE SI COMPIE
Qualora tu voglia una qualsiasi cosa, analizza la qualità di ciò che vuoi
fare. Se tu vai, per esempio, al bagno pubblico a lavarti, vai preparato alle
cose che possono succedere: la gente che ti spruzza, che ti urta, che ti
insulta, che ti ruba. E per fare quella cosa nel migliore dei modi, dirai a te
stesso: io ora voglio lavarmi, ed oltre a ciò mantenere una disposizione
d'animo serena. E cosi per tutte le altre cose. Ora, se per caso, ti capitasse
qualche difficoltà, sarai preparato psicologicamente a risolverlo dicendo: - Io
non volevo solo fare il bagno, ma anche mantenere una disposizione d'animo
aperta. Mentre se io mi cruccerò, non rinforzerò le mie qualità interiori.
5) SOLAMENTE LE
OPINIONI CHE ABBIAMO DELLE COSE, CI TURBANO
Gli uomini sono agitati e turbati non dalle cose, ma dalle opinioni che hanno
delle cose. Per esempio, la morte non é per nulla amara; altrimenti lo sarebbe
stata anche per Socrate; ma l'opinione che si ha della morte, quello é l'amaro.
Pertanto, quando siamo agitati, afflitti, nervosi, non dobbiamo incolparne gli
altri, ma solo noi stessi, cioè‚ le nostre opinioni. Non
filosofo é chi addossa sugli altri le colpe dei propri travagli, mezzo filosofo
l'addossarla solo a se stesso, da filosofo il non darla né a se stesso né agli
altri.
6) NON BISOGNA
INORGOGLIRSI DEI PREGI ALTRUI, MA DEI PROPRI
Guarda di non insuperbire di alcuna superiorità o di alcun pregio altrui. Se un
cavallo montasse in superbia e dicesse: io sono bello; ciò, al massimo, sarebbe
da verificare. Ma quando ti insuperbisci dicendo: io ho un bel cavallo; non
capisci che ti fai bello con un pregio non tuo?
Sai tu ciò che è tuo?
L’uso che fai delle apparenze delle cose. Sicché quando usi queste apparenze
resta conforme alla tua natura, allora prenderai compiacenza di te stesso a
buona ragione; perché quello sarà un pregio proprio tuo.
7) QUELLO CHE DOBBIAMO
CONSIDERARE COME PRINCIPALE E COME ACCESSORIO
Simile ad un viaggio per mare, quando la nave approda in qualche porto, se esci
dal legno per fare acqua, puoi anche soffermarti per via raccogliendo qui una
chiocciolina, lì una radice, ma ti conviene sempre tenere il pensiero alla
nave, e voltarti spesso, per sentire se il comandante chiami, e, chiamandoti,
lasciare tutte quelle cose, per non essere cacciato dentro legato come si fa
alle pecore; cosi nella vita, se in cambio delle radici e delle chioccioline ti
si porterà una donna o un figlio, niente vieta che tu possa prenderli e
goderteli. Ma se il comandante ti chiama, corri subito alla nave senza voltarti,
lasciando stare ogni cosa. E se sarai vecchio, non allontanarti molto dalla
nave, per non avere a mancare al richiamo del comandante.
8)
LA LIBERTA
’ CONSISTE NEL FARE CIO’ CHE E’ NECESSARIO
Non devi cercare che le cose vadano a modo tuo, ma volere che vadano così
come vanno, e ciò sarà bene.
9)
LA MALATTIA NON
E’ UN MALE
La malattia é sì un impaccio del corpo, ma non della disposizione d'animo,
solo che lo si voglia. L'essere zoppo é un impaccio della gamba, ma non della
disposizione d'animo. Cosi dirai per ogni accidente che ti capita. Perché
scoprirai che il male potrà essere d'impaccio a qualche altra cosa, ma non a te
proprio.
10) AD OGNI COSA
ESTERIORE CORRISPONDE UNA NOSTRA FACOLTA’ CHE PUO’ ESSERE USATA
CONVENIENTEMENTE
Quando una qualsiasi cosa ti succeda, rivolgiti dentro di te e cerca quale delle
facoltà che hai si possa adoperare verso quella situazione. Se avrai veduto un
bel ragazzo o una bella donna, capirai che verso queste cose bisogna usare la
facoltà della continenza. Se ti capiterà di sostenere una fatica, troverai la
facoltà della tolleranza. Se una villania, la pazienza. E così,
disciplinandoti, non ti lascerai trasportare dalle apparenze delle cose.
11) NON SI PERDE MA SI
RESTITUISCE
Non dire mai di alcuna cosa: io l'ho perduta; ma meglio: io l'ho restituita. Ti
é morto per fatalità un figlio? Tu l'hai restituito. E' morta la tua donna? Tu
l'hai restituita. Ti é stato tolto un podere? ora non è stato restituito anche
questo? Ma colui che me ne ha spogliato è un ribaldo. Cosa ti importa se quello
che te lo aveva dato te lo abbia richiesto per via di tale o tal’altra
persona? Fino a quando egli ti lascia tenere o il terreno o qualunque altra
cosa, prendila agendo come fosse cosa d'altri, proprio come fanno i viaggiatori
in un albergo.
12) PER ACQUISTARE
LA TRANQUILLITA
’ OCCORRE RINUNCIARE ALLE COSE ESTERIORI
Se vuoi progredire nella sapienza lascia da parte questi discorsi: se non avrò
cura dei miei averi, non potrò sopravvivere; se non punirò il mio servo, mi
deruberà sicuramente. E' meglio morire di fame dopo una vita libera dai
travagli e dai timori, che vivere inquieto in grande abbondanza di ogni cosa. E'
meglio che il tuo servo sia un furfante, che tu infelice. Tu incomincerai dunque
dalle piccole cose. Ti si versa un po’ d’olio? Ti é stato rubato un po’
di vino? Tu dirai: non posso perdere la mia tranquillità d'animo; pazienza:
nulla si può aver gratis. Quando chiami il tuo servo, può capitare che non ti
senta, e che pur udendoti, non faccia nulla per obbedirti. Ora
non permettere che il tuo servo abbia il potere di turbare la quiete del tuo
animo.
13) SEMBRARE PAZZO ED
ESSERE SAGGIO
Se vuoi star bene, sopporta pazientemente di essere ritenuto pazzo e sciocco per
il tuo disinteresse per il mondano. Anzi se ci sarà qualcuno che ti stima,
diffida di te stesso. Perché non si può nello stesso tempo preoccuparsi di
crescere interiormente, e dedicarsi alle cose esteriori; ma colui che ha cura di
una di queste parti, deve trascurare l'altra per necessità.
14) SAGGIO E’ COLUI
CHE E’ PADRONE DEI PROPRI DESIDERI
Se vuoi che, chi viva intorno a te, viva sempre, sei pazzo. In quanto vuoi che
dipenda da te qualcosa che non é in tuo potere, e che sia tuo ciò che invece
é di altri. Ugualmente, se vuoi che il tuo amico non commetta errori, sei
sciocco. perché é come volere che la malizia non sia la malizia, ma qualche
altra cosa. Quindi non desiderare ciò che non puoi ottenere, questo sì che lo
puoi fare. Perciò industriati di ottenere quello che rientra nelle tue
possibilità. Chi ha la facoltà di dare o
togliere ad una persona ciò che essa vuole o non vuole, è padrone di quella
persona. Quindi
chiunque ha volontà di essere libero, non deve desiderare né disprezzare le
cose che sono in potere di altri; perché altrimenti gli toccherà essere
schiavo.
15)
LA VITA E
’ SIMILE AD UN BANCHETTO
Ricordati di comportarti nella vita così come ti comporteresti ad un banchetto.
Viene servita una vivanda. Ti si ferma davanti? Prendine la tua parte con
educazione. Non ti viene servita? Non preoccupartene. Ancora non ti viene
servita? Trattieni pazientemente la tua fame: aspetta che ti arrivi. Nello
stesso modo comportati con ciò che riguarda i figli, la moglie, gli averi, gli
onori; e tu sarai degno di sedere a mensa con gli Dei. Ma se non toccherai
neppure ciò che ti sarà servito, e ti sarà addirittura indifferente, tu sarai
degno non solo di sedere a mensa con gli Dei, ma di regnare con loro. Proprio
perché operavano in questo modo che Diogene, Eraclito
ed altri simili, venivano chiamati divini, e lo erano veramente.
16) BISOGNA MANIFESTARE
LA PIETA
’ MA NON SENTIRLA
Quando vedi qualcuno che piange per la morte di un suo parente o per la
lontananza di un suo figliolo o la perdita di qualche cosa di valore, stai
attento a non farti ingannare dall'apparenza del fatto, e farti trasportare
dalla compassione e pensare che quel tale per quei motivi subisca un vero male.
Dentro di te devi sapere subito che quella persona non é veramente afflitta dal
fatto accaduto ma dal concetto che egli ha dell'accaduto. Pur tuttavia non devi
aver difficoltà ad assecondare il suo dolore, e, se occorre, anche sospirare
insieme con lui, ma guarda però di non dolertene veramente.
17)
LA VITA E
’ COME UNA COMMEDIA
Ricordati che tu sei nella vita come un attore in una commedia, che sarà lunga
o breve, a seconda della volontà del regista. E se a costui piace che tu faccia
la parte di un medico, fa in modo di rappresentarla meglio possibile. Così
anche se devi fare la parte di uno zoppo, di un magistrato, di un uomo comune.
Cerca di comprendere che ti spetta di rappresentare bene la parte a te
destinata: lo sceglierla spetta ad un altro.
18) I PRESAGI
Quando un corvo gracchiando annuncia un cattivo augurio, non farti turbare da
questa apparenza, ma dì a te: - Questo animale non annuncia una sventura a me
proprio, ma forse a questo mio corpo, o forse ai miei averi, alla reputazione,
ai figli, alla moglie. Per quanto riguarda me, questo, se io voglio é un
augurio buono, anzi ottimo. In quanto ricaverò utilità dagli avvenimenti,
quali possano essere, solo se io voglio.
19) COME SI PUO’
DIVENTARE INVINCIBILI
Puoi essere invincibile se ti cimenterai soltanto in quelle situazioni in cui
puoi vincere. Quando vedi uomini onorati o potenti o come vuoi che sia reputati
e famosi, bada che l'apparenza di questa cosa non ti faccia pensare che essi
siano felici e avventurosi. In quanto che, se l'essenza del bene sta in ciò che
dipende da noi, non bisogna avere né invidia né gelosia. A te non deve
interessare di diventare né condottiero né presidente, né magistrato, ma solo
un uomo libero: e per questo ci si arriva per una sola via, che é quella di non
curarsi delle cose che non sono in nostro potere.
20) NON E’ L’OFFESA
CHE CI OFFENDE, MA L’OPINIONE CHE CI FACCIAMO DI ESSERE OFFESI
Ricordati che se sei offeso o picchiato da qualcuno non é questo qualcuno che
ci offende, ma l'opinione che ci facciamo di essere offesi. Perciò quando tu
stai montando in collera, pensa che é la tua immaginazione che ti porta
all'ira, e non altre cose. Perciò fa in modo di non venire trasportato subito
dall'apparenza della cosa; perché se aspetterai un po di tempo, potrai più
facilmente contenerti e vincerti.
21) PENSARE SEMPRE ALLA
MORTE
Devi avere presente tutti i momenti il pensiero della morte, e tutte quelle cose
che appaiono più spaventose e da fuggire, e più di ogni altra cosa la morte; e
non ti accadrà mai di avere un pensiero vile, né ti nasceranno pensieri troppo
accesi.
22) NON BISOGNA TEMERE
IL RIDICOLO
Vuoi darti a filosofare? Preparati fin da ora ad essere schernito e deriso da
molti; aspettati che la gente dica: - Oh! si é trasformato in filosofo tutto ad
un tratto; e: - cosa vogliono dire quelle sopracciglia aggrottate? Ora tu non
aggrottare le sopracciglia, ma non ti lasciar sviare da ciò che tu stimi
meglio, perseverando, per così dire, in un posto a te assegnato da Dio. E sappi
che se sarai perseverante in questo, gli stessi che all'inizio si erano presi
gioco di te, successivamente cambiati ti ammireranno; al contrario se ti
perderai d'animo per le canzonature, ne guadagnerai beffe e risa doppie.
23) PER APPARIRE
FILOSOFI
Se é per acquistare la stima degli altri che filosofeggi, sarai uscito dalla
via che ti eri prefissa. Ma cerca di essere sempre filosofo, e sii contento e
soddisfatto di questo in ogni cosa. Perché‚ se oltre ad essere, volessi anche
parere, fa che tu appaia filosofo a te stesso, e ciò ti basti.
(nota dai Discorsi di Epitteto: “Contro
quelli che vogliono essere ammirati”: Quando uno nella vita ha l'atteggiamento
che deve avere, non spalanca la bocca meravigliato dalle cose di fuori. O uomo,
cosa desideri che t'accada? Io mi limito ad avere desideri ed avversioni secondo
natura; che la mia volontà o la mia repulsione, che i miei disegni ed i miei
sforzi, e i miei giudizi siano come la natura esige. Perché vai per la strada
come se avessi ingoiato uno spillo? - Voglio che quelli che mi incontrano, mi
ammirino, mi seguano e gridino: " Che gran filosofo!". Chi sono questi
da cui vuoi essere ammirato? Non sono quelli di cui sei solito dire che sono
pazzi? E che? Vuoi essere ammirato dai pazzi?).
24) E’ NECESSARIO CHE
OGNUNO FACCIA IL PROPRIO DOVERE
Non darti pena dicendo fra te e te: io farò una vita ignobile; io non sarò
nessuno. Perché se essere ignobili è un male, non puoi patire alcun male per
colpa di altre persone, ma solo vergognarti di te stesso. Ora dimmi, il
pervenire ad un ufficio pubblico, o l'essere invitati ad una festa, sta forse in
tuo potere? oppure é il caso ad essere cattivo o ignobile se io non otterrò
questo ufficio o andrò a questa festa? E come puoi dire di essere inutile, se
tra le cose che intraprendi scegli soltanto quelle che sono in tua facoltà, ed
in questo puoi anche essere il migliore?
- Ma gli amici non avranno da me nessun aiuto o beneficio!
- Di che benefici e di che aiuto parli? Non avranno da te denaro, non
riceveranno benefici politici. Ora, chi ti ha detto che queste cose sono in
nostro potere, e non in potere di altri? Chi può dare ad un altro ciò che lui
stesso non ha?
- E tu acquistalo - dirà qualcuno, - per poterlo dare a noi.
Se io potessi comprarli, vorrei la modestia, la fede, la nobiltà d'animo;
mostratemi come si fa ed io non mancherò. Ma se voi volete che perda i miei
beni personali, per farvi ottenere cose che poi non sono beni, voi vedete come
siete poco giusti ed indiscreti. Oltre ancora, cosa scegliereste per prima voi,
tra i soldi e l'amicizia vera? Non é meglio che voi mi aiutaste ad essere un
amico vero piuttosto di farmi fare cose che mi faranno perdere la virtù?
- Ma la società non avrà nessun contributo da me. - Ancora! di quali
contributi parli? Non avrà da te né opere pubbliche né costruzioni. Perbacco!
La società non riceve neppure scarpe dall'armaiolo, né armi dal calzolaio. Gli
basta che ognuno svolga bene il proprio compito.
Dimmi- Se divenissi un cittadino modesto e leale non sarebbe più utile alla tua
società?
- Certo che si!
- Allora come farai ad essergli inutile essendo così?
- Ma che compito svolgerò nella società?
-Quello che potrai nel rispetto della modestia e della fede. Perché se per
voler aiutare la società perdessi la fede ed il pudore, che aiuto le potrai
dare, quando sarai divenuto sleale ed impudente?
25) COSA VALGONO GLI
ONORI
Non sei stato salutato, o cercano consigli da un'altra persona? Se questi onori
sono beni devi essere contento che quel tale li abbia ricevuti; se sono mali non
ti dispiaccia che non siano toccati a te. Considera poi che tu non ti interessi
alle cose mondane, e che quindi non puoi godere degli stessi interessi degli
altri. Infatti come può, per esempio, colui che non frequenta le persone
famose, che non le accompagna, che non le loda, andare al passo con coloro che
fanno queste cose? Certo sarebbe ingiusto ed ingordo avere gratis questi onori,
senza pagare il prezzo con cui si comprano i favori e i benefici dei potenti e
dei ricchi.
- A quanto si vende oggi la verdura? Mettiamo caso 1 Euro al chilo. Ora facciamo
che uno compra un Kg di verdura e spenda 1 Euro e tu invece non l'abbia
comprata, pensi forse di avere meno di lui? No, perché se lui ha la frutta, tu
avrai i soldi che non hai speso. Similmente nel nostro caso. Non sei stato
invitato alla festa di quel tale? Ma neppure tu gli darai il prezzo di quella
festa: ora egli la vende al prezzo di lodi, di osservanza, di ossequi. Se la
mercanzia fa per te, paga dunque il prezzo. Ma se vuoi avere la mercanzia senza
pagarne il prezzo, questa é ingordigia e furfanteria. Forse che in cambio della
cena non hai avuto nulla? Si, certamente hai guadagnato nel fatto che non hai
lodato chi non volevi lodare, e non sei stato ad aspettarlo sull'uscio.
26) COME CONOSCERE LE
LEGGI DELLA NATURA
La natura umana si conosce quando non abbiamo l'immediato interesse a quella
cosa. Se succede una disgrazia a un tuo vicino si é soliti dire:
- Sono cose che succedono! Ora devi sapere che quando ti succede la stessa cosa
devi prenderla nello stesso modo con cui l'hai presa per il tuo vicino. Così
anche nelle disgrazie peggiori. - Muore un figlio o la moglie di un altro? -
Sono casi umani!
- Ti muore un figlio o la moglie? Subito gli Hai, hai!
Quindi ci conviene ricordare come diremmo noi, quando lo stesso caso capita ad
un altro.
27) IL MALE NON ESISTE
Come é vero che nessuno mette un bersaglio per non coglierlo, così é vero che
al mondo danno fatale o danno voluto da natura non esiste.
28) NON PERVERTIRE LA
TUA ANIMA
Se qualcuno desse il tuo corpo in potere di chiunque capiti, ne saresti
sdegnato; e allora perché non provi la minima vergogna nel dare la tua mente in
potere di chicchessia, quando ti senti turbato e confuso se qualcuno ti dice
qualche cattiva parola?
29) PRIMA DI AGIRE
BISOGNA ESAMINARE BENE LE PROPRIE AZIONI
Prima di intraprendere qualsiasi cosa, studiane tutte le possibilità e le
conseguenze. Altrimenti se ti metterai all'opera con grande impeto, non pensando
affatto alle conseguenze di ciò che può accadere, ne potrebbero nascere delle
difficoltà e qualche male di cui poi non potrai che dolertene. Desideri
diventare vincitore olimpico? Io non meno di te, per Dio; perché‚ ciò fa
onore. Ma prima studia le antecedenze e le conseguenze e poi mettiti all'opera.
Quindi conviene sottoporti ad una disciplina e osservare una regola; Mangiare
moderatamente; astenerti da confetture e cose simili; fare esercizi ginnici alle
ore scelte, così al caldo come al freddo; essere moderati nelle bevande e
soprattutto col vino; e infine affidarti ad un maestro, né più né meno come
ad un dottore. Poi imparare a stare con la gente, sopportare il dolore,
camminare parecchio, provare anche le ingiurie e le offese e per ultimo provare
anche la sconfitta.
Dopo aver considerato tutte queste cose, se sarai ancora convinto di ciò che
stai facendo, datti all'esercizio dei giochi. Ma se invece non consideri
importante ciò che ho appena detto, sarai come una banderuola al vento, che ora
fa il lottatore, ora lo schermitore, a volte l'atleta, poi il parolaio, poi
contraffa le tragedie. Così ancora tu: oggi schermitore, domani atleta, a volte
oratore, poi filosofo, e nulla mai veramente e con tutto te stesso, ma come le
scimmie contraffai tutto ciò che vedi e cambi opinione ad ogni momento. In
questo modo non farai nessuna cosa nella giusta maniera, perché non consideri
tutte le possibilità, ma agisci così a caso, o per qualche capriccio da
bambino. E ci sono quelli che se incontrano per caso un filosofo, oppure hanno
sentito dire da questo o da quello: oh, Eufrate dice bene, e: - chi può
paragonarsi a quel filosofo? e si mettono a filosofeggiare pure loro.
O uomo, considera bene cosa significhi prima filosofeggiare, di che cosa si
tratti, e quindi cerca di conoscere la tua natura, e stabilire se sei idoneo a
seguirne la via. Vuoi diventare un lottatore o un atleta? Devi vedere la potenza
delle tue braccia, delle cosce, del fisico perché per poter fare il lottatore
devi essere forte in una cosa, per fare l'atleta in un'altra. Pensi che si possa
filosofeggiare e nello stesso tempo eccedere e nel mangiare e nel bere e fare lo
schizzinoso e il delicato come adesso? E no! Bisogna vegliare, faticare,
separarti dai tuoi, essere anche offeso da un ragazzetto, essere inferiore agli
altri, negli onori, nel lavoro, nei giudizi, in ogni cosa. Considera bene queste
difficoltà e questi incomodi e vedi se per te é possibile il sopportarli per
avere come compenso la libertà, lo stato d'animo tranquillo, senza passioni;
non fare come i bambini, oggi filosofo, poi gabelliere, poi oratore, quindi
politico. Queste qualità non si accordano insieme. Si può essere una cosa
sola, o valente o da poco; o adoperarsi a conoscere noi stessi, o curare le cose
mondane; o aver cura dell'intrinseco o dell'estrinseco; che é come dire essere
filosofo oppure uomo comune.
30) COME SI MISURANO I
DOVERI
I doveri e le incombenze si misurano generalmente dalle relazioni con gli altri.
Quello é tuo padre? devi aver cura di lui; cedergli nelle cose; se ti sgrida,
se ti batte, sopportalo pazientemente.
- Ma è un padre cattivo.
- Forse che la natura ti promette un padre buono? Non penso, ma solo un padre.
- Il fratello ti fa torto? Non ti preoccupare di quello che fa, ma preoccupati
di ciò che tu stesso devi fare per procedere secondo natura. Perché nessuno ti
può nuocere se non vuoi; Mentre invece sarai offeso se penserai di essere
offeso. Ora dunque comportati nel predetto modo e capirai quali sono i doveri
che ti appartengono nei confronti del vicino, del cittadino o di qualunque
altro.
31) DELLA PRATICA VERSO
DIO
La devozione verso Dio consiste massimamente nell'avere delle opinioni nei Suoi
riguardi sane e rette; cioè credere veramente alla sua esistenza e sapere che
governa con somma giustizia su ogni piano. E di imparare ad ubbidire alla sua
volontà, di cedergli in tutto negli avvenimenti o adattandovisi di buon grado,
come coloro che sono guidati dal migliore consiglio e dalla migliore volontà
del mondo. E agendo in questo modo non potrai lamentarti di nessuna cosa da
parte di lui, né potrai incolparlo perché non ha cura di te. Ora questo é
possibile solo se ti distaccherai dalle cose esteriori, riponendo il bene ed il
male soltanto in quelle cose che dipendono da noi. Ma se reputerai che alcune
cose esterne siano beni o mali, quando non riuscirai a raggiungere ciò che
avevi desiderato, o che ti capiterà quello che sfuggivi, potrai soltanto
avercela con la gente e odiarla; ciò perché su questa terra tutti gli animali
per natura fuggono e odiano quelle cose che appaiono nocive, mentre viceversa
seguono ed apprezzano le cose reputate utili. Perché é impossibile amare una
cosa dalla quale si pensa di ricevere male, così come é impossibile che uno
ami il male stesso. A questo punto vediamo che un figlio lancia cattive parole
contro suo padre, se costui non lo fa partecipe delle cose che la gente stima
beni; per queste ragioni Polinice ed Eteocle vennero in discordia, perché essi
reputavano il Principato un bene. E così l'agricoltore, il marinaio e il
mercante bestemmiano Dio, e chi perde i figli o le mogli bestemmia Dio; e
questo perché gli uomini mettono prima l'interesse e poi la pietà.
Da ciò quindi se uno si sforza di desiderare e fuggire solamente quello che
deve essere desiderato e fuggito, è nello stesso tempo un uomo pio. E quando si
fanno le libagioni, i sacrifici, nell'offrire le primizie, queste cose si
debbono fare con purezza e serietà, e non trascuratamente né in fretta, né
con grettezza né fare qualunque altra cosa che superi le nostre possibilità.
32) COME CONSULTARE GLI
ORACOLI
Quando andrai per consultare un indovino, é perché tu vuoi sapere come ti andrà
qualche determinata cosa, ma se tu sei filosofo, saprai anche come andrà a
finire, perché se é una cosa che non dipende da te, ciò che ti si potrà dire
non sarà né male né bene. Perciò quando vai dall'indovino, vacci senza
avversione né desiderio, e non aver paura delle cose che ti dirà, ma con animo
indifferente, perché in tutti i casi tu avrai la facoltà di risolvere in tuo
favore tutto ciò che ti capita, e questo non potrà impedirtelo nessuno. Quindi
vai con animo franco e sicuro, come per consigliarti con gli Dei: e fatto
questo, ricevuto qualche consiglio, ricordati di seguire ciò che ti é stato
consigliato; (Socrate, però, diceva che era cosa ridicola consultare gli
oracoli su quelle cose per le quali basta la nostra sola ragione a decidere: per
esempio se si debba affidare un cocchio ad un auriga abile o maldestro; se in
una nave si debba mettere un comandante esperto. Reputava empi coloro che
andavano agli oracoli per simili cose, stimando che si dovessero consultare solo
per cose ignote a noi.) Si deve poi, come consigliava Socrate, cercare il
consiglio degl'indovini in quei casi in cui il deliberare il bene o il male si
riferisce totalmente alla riuscita, e dove né con la ragione né con alcuna
altra arte si ha la possibilità di conoscere la decisione che si debba
prendere. Per cui se ti succederà di mettere a repentaglio la tua vita per la
nazione o per un amico, tu non andrai dall'indovino per sapere come sfuggire a
questo pericolo; perché se anche i segni delle vittime dessero cattivi auspici,
come la morte, lo storpiamento, l'esilio, nonostante questo devi lo stesso
assistere l'amico e sacrificarti per la nazione; solo così allora obbedirai a
un maggior indovino, voglio dire ad Apollo Pizio, il quale scacciò dal tempio
colui che non aveva soccorso l'amico ferito durante un imboscata. (Due amici si
recavano a Delfo e caddero in una imboscata; accadde che uno fu ferito
gravemente, mentre l'altro sfuggì e senza prestare soccorso all'amico morente
andò a consultare l'oracolo. Ma il Dio lo cacciò, dicendo: - Non hai soccorso
il tuo amico morente, pur essendogli vicino: NON SEI PURO esci da questo
bellissimo tempio.)
33) NORME DI CONDOTTA
Stabilisci a te stesso una condotta di vita da rispettare e da praticare
costantemente sia con te stesso, sia con gli altri. Innanzi tutto sii silenzioso
e se la necessità lo richiede dì brevemente ciò che hai da dire. Soltanto
alcune volte, quando capita il momento opportuno, parla più distesamente, ma
non su argomenti superficiali ed ordinari, non di gare sportive o corse di
cavalli, non di atleti né di cibi o bevande né di quei fatti di cui si sente
parlare tutti i giorni, e sopra tutto non lodare o disprezzare o comparare
l'operato della gente. Se puoi, cerca di raddrizzare e ridurre all'essenziale i
ragionamenti dei tuoi compagni. Se ti capiterà di trovarti con persone aliene
di filosofia, stai silenzioso. Non ridere molto né troppo sguaiatamente e non
su molte cose. Non giurare mai, se puoi; altrimenti più raramente possibile.
Non frequentare persone che siano triviali o lontane dalla filosofia; e se al
contrario ti dovesse succedere, ricordati di stare sveglio e attento più del
solito, per non farsi trascinare in azioni volgari. Perché, succede che, se
starai con persone sporche, ti sporcherai anche tu, supponendo che tu sia
pulito. Le cose che riguardano il corpo, come il mangiare, il bere, il vestire,
la casa siano usate solo per la loro essenzialità. Tutto ciò che é
ostentazione o delizia sia tagliato via. Si sia temperanti. Quando sarai sposato
non abusare del sesso in modo eccessivo, ma contenendoti seguendo le leggi
naturali. In ogni caso non annoiare né riprendere chi voglia fare come vuole
nei riguardi del sesso, né metterti davanti dicendo che tu non usi in quel
modo. Se qualcuno ti venisse a dire che il tale o il talaltro sta dicendo male
di te, non prendere a scusarti né a difenderti, ma rispondi che quella persona
non ti conosce bene perché altrimenti avrebbe riferito anche tutti gli altri
tuoi difetti.
Non andare spesso agli spettacoli. Ma se ti ci troverai, non mostrare troppa
sollecitudine o pensiero se non verso te stesso, cioè a dire di non volere che
avvenga se non quello che avverrà, né che vinca altri che quegli a cui toccherà
la vittoria; solo in questo modo il tuo desiderio non avrà impedimento. Devi
astenerti completamente dal gridare, dal ridere sguaiato sopra le cose o le
persone, dal dimenarti e contorcerti eccessivamente. E quando sarai uscito da
quel posto, non stare a discutere con gli altri di ciò che hai visto, a meno
che non si tratti di cose che servono a farti migliore. Né devi far vedere che
ti sia piaciuto troppo lo spettacolo. Non andare a sentire certi comizi, anzi
schifa di trovartici; e se per caso ti ci troverai cerca di conservare un
atteggiamento grave e attento, e non spiacevole e superbo.
Se ti capita di dover fare dei ragionamenti o pratica con gli altri, e
specialmente con alcuni di quelli che sono reputati importanti, pensa come si
sarebbe comportato in tale situazione o Socrate o Zenone; e allora vedrai che
per ogni situazione saprai adeguarti convenientemente.
Se devi recarti a trovare una persona altolocata, preparati psicologicamente al
fatto che potresti non trovarla a casa, che si sia chiusa dentro, che non ti
vorrà ricevere, che non vorrà ascoltarti. E se nonostante ciò, per non
mancare al tuo dovere, decidi ugualmente di andare, fai in modo che qualunque
cosa accada non ti turbi, e non dire mai a te stesso: é un farabutto; perché
questo é un parlare da uomo comune che fa caso solo alle apparenze. Quando stai
con la gente, non prolungarti troppo sulle azioni fatte o sui pericoli da te
sostenuti. Perché a tutti piace raccontare le proprie peripezie e riesce più
dilettevole ad ognuno udire le avventure di chi parla. Non cercare di far ridere
la gente; perché così facendo c'è il rischio di cadere nei modi della gente
comune (volgare); oltre ciò qualcuno dei più superficiali potrebbe poi
mancarti di rispetto per il tuo modo troppo familiare. Ed é ugualmente
pericoloso ragionare sulle cose oscene: e se ciò dovesse succedere tu sgriderai
quel tale che sarà entrato in siffatta materia; altrimenti resta silenzioso o
assumi un atteggiamento brusco, per far capire che quel parlare non ti piaccia.
34) COME SI POSSONO
VINCERE LE PASSIONI
Se concepirai nella mente un'immagine voluttuosa, non ti far trasportare subito
da essa, ma fa, per modo di dire, che la cosa aspetti un momento, e comanda a te
stesso un poco di indugio. Poi pensa a tutta la situazione che si può
verificare prima e dopo che tu avrai soddisfatto quella voluttà, e se poi essa
non ti faccia pentire e vergognare con te stesso; e viceversa, al piacere che
proverai nel riscontrare che riesci a resistere ad un impulso di questo tipo e
le lodi che riceverai da te stesso. E quando verrà il tempo opportuno per fare
quella cosa, cerca di non farti vincere dalla piacevolezza di quell'atto, né da
quelle lusinghe, né dal dolce di quella cosa, ma pensa quanto sarà meglio, se
tu sarai consapevole di te stesso, nell'aver ottenuto questa così bella
vittoria.
35) NON SI DEVE
NASCONDERE IL NOSTRO OPERATO
Quando farai una cosa che tu abbia considerato e giudicato di dover fare, non
nasconderti per non farti vedere dagli altri, anche se il più delle persone
dovessero interpretare sinistramente il tuo operato. Ciò perché o tu agisci
male, e allora per paura nascondi il tuo operato; o fai bene, e allora che
timore hai tu di coloro che ti riprenderanno a torto?
36) NELLE NOSTRE AZIONI
DOBBIAMO RICONOSCERE CIO' CHE CONVIENE AL CORPO E CIO' CHE CONVIENE ALL'ANIMA
Facciamo un paragone: o é giorno o é notte. Quando sono presi separatamente,
affermano ed hanno grande forza, se sono invece presi insieme, tutto il
contrario. similmente quando si é a casa e si prende una grande porzione di
cibo, sta bene ed è molto acconcio, per il proprio corpo; ma quando si è
invitati a un pranzo, fare nello stesso modo sconviene e non é a proposito.
Pertanto quando sei invitato da un amico, non guardare a soddisfare il tuo
stomaco ma soprattutto come devi comportarti nei riguardi di chi ti ha invitato.
37) NON CERCARE DI
ESSERE DIVERSO DA QUELLO CHE SEI
Se comincerai a fare una parte che non é attinente alla tua natura per prima
cosa non vi riuscirai bene, e di poi avrai lasciato indietro ciò che avresti
potuto sostenere con bravura.
38) IL PASSO FALSO
Nello stesso modo in cui per la strada stai attento a non calpestare un chiodo o
ad evitare una buca, così devi aver cura di non fare pregiudizio alla parte
principale di te stesso. E se altrettanto osserveremo in ogni nostro atto,
faremo ogni cosa più accuratamente.
39)
LA MISURA DELLA
PROPRIETA’
Per tutti il proprio corpo é la misura del nostro avere, proprio come la scarpa
per il piede. Per tanto se ti conterrai dentro i termini di quello che é
richiesto alla tua persona, tu serberai la misura, mentre invece se tu
l'oltrepasserai, andrai da allora in poi precipitando senza fine come in un
precipizio. Non altrimenti con la scarpa, se sorpassi l'uso proprio di essa,
prima diventerà dorata, poi di porpora, poi ricamata, infine ingioiellata. Ciò
perché al di là della misura non c 'é limite alcuno.
40) DELL’EDUCAZIONE
DELLA DONNA
Le donne cominciano ad essere considerate dagli uomini, solo quando cominciano a
"formarsi". Sicché vedendo che non possiedono nessun altro pregio se
non quello che si riferisce al sesso... si danno ad acconciarsi e ornarsi, e a
riporre ogni loro speranza in tale studio. Per cui bisogna aver cura che si
accorgano che le si ha in pregio solamente quando si dimostrino costumate,
vereconde e caste.
41) DELLA CURA CHE SI
DEVE AVERE PER IL PROPRIO CORPO
L'occuparsi eccessivamente degli interessi del corpo, cioè a dire agli esercizi
fisici, al mangiare, al bere, alle necessità naturali, alla sessualità, é
segno di piccola indole. Queste cose si devono fare come di passaggio, e tutto
lo studio deve essere rivolto alla costruzione di se stessi.
42) SOPPORTARE COLORO
CHE CI FANNO DEL MALE
Quando qualcuno con parole o azioni ti offende, ricordati che egli parla ovvero
opera così, pensando che questo sia un suo diritto e che faccia bene. Ora é
indubbio che lui non agisce nella maniera conforme alla tua, ma conforme alla
sua. Per cui se lui fa una cosa errata, il danno é il suo e non degli altri,
cioè a dire il danno é di colui che s'inganna. Per esempio se qualcuno trova
falsa una verità, non é la verità che ne soffre, ma colui che l'ha mal
compresa. Ragionando in questa maniera, stai tranquillo con colui che ti
oltraggerà, perché ogni volta potrai dire a te stesso: credeva fosse bene fare
così.
43) LE DUE FACCE DELLA
MEDAGLIA
Ogni cosa ha, per modo di dire, due facce: a prenderla dall'una si sopporta,
dall'altra no. Se il fratello ti farà un'ingiuria non prendere la cosa in modo
che tu dica: egli mi ha fatto ingiuria, perché questa é la faccia che non si
sopporta; ma prendila dall'altra faccia e parlati così: é mio fratello, é
stato nutrito ed é cresciuto insieme a me condividendo molte mie storie; se la
prenderai da questo lato allora si può sopportare.
44) NON SI DEVE
CONFONDERE SE STESSO CON CIO’ CHE SI POSSIEDE
Quando uno dice: sono più ricco di te, perciò sono migliore di te; sono più
istruito di te, perciò sono superiore a te; sono indubbiamente argomentazioni
che non reggono. Chi dicesse invece: sono più ricco di te, perciò ho più roba
di te; sono più letterato di te, per cui la mia cultura é superiore alla tua;
questa sì, sarebbe un'argomentazione che reggerebbe meglio. Ma tu non sei né
roba né cultura.
45) COME SI DEVONO
GIUDICARE GLI ALTRI
Uno si laverà in fretta. Non dire: egli si lava male; ma: si lava in fretta. Un
altro berrà molto vino. Non dire: beve male; bensì: beve molto vino. Perché
come puoi sapere se quelli fanno male, prima ancora di aver considerata e
stabilita l'opinione che prenderai? In questo modo non ti capiterà di ricevere
un'impressione, e giudicare secondo un'altra.
(nota dai Discorsi di Epitteto: "Ciò
che é bene, lo si é fatto pensando al bene; ciò che é male, pensando al
male. Finché non conosci l'idea secondo la quale si é fatta una cosa, non
biasimare l'azione di chi l'ha fatta.")
46) NON BISOGNA
PROFESSARSI FILOSOFO, MA ESSERLO
Non darti mai il titolo di filosofo, e tra la gente comune non voler entrare in
ragionamenti di dottrina speculativa se non in qualche rara occasione, cerca
invece, in quei momenti, di agire seguendo i principi della tua dottrina. A
titolo di esempio, in un convito non stare a discorrere come si debba mangiare,
ma mangia come credi si debba mangiare. Ricordati che fu agendo in questo modo
che anche Socrate allontanò da sé ogni ostentazione. Venivano da lui ora una
persona ora un'altra, chiedendogli di introdurli ora da questo ora da quell'altro
maestro di filosofia, e lui li portava dove loro volevano. Faceva vedere così
come non gli interessasse di essere considerato e lasciato in disparte. Dunque,
poniamo che, tra persone comuni cadesse per caso il discorso su argomenti di
materia speculativa; a te converrà di rimanere silenzioso. Perché altrimenti
correresti il grande rischio di dire cose che tu ancora non hai fatto tue. E se
qualcuno ti dicesse che tu non sai nulla, e nonostante ciò non te ne sentirai
offeso, allora sappi che tu cominci a fare frutto. Non vedi che le pecore non
portano al pastore l'erba per fargli vedere la quantità di ciò che hanno
mangiato, ma digerita la pastura, danno fuori la lana ed il latte? Tu, nello
stesso modo non sciorinare di fronte ai non filosofi le dottrine speculative, ma
tu stesso avendole digerite dentro, esteriorizzale e dimostra a tutti le
operazioni.
(Nota dai Discorsi:
Un principio che non é stato ben assimilato dalla tua anima e non ha prodotto
un salutare effetto su di te, é come un cibo mal digerito. Pronunciare sentenze
dalle quali non si sia saputo trarre accrescimento di saggezza o ispirazione a
rendersi migliori, equivale a rigettare cibi non digeriti. Bisogna perciò
parlare solo quando da ogni massima si è tratto il succo migliore. Salvo a
tacere quando ci si trova davanti a persone ignoranti. Equivale al detto del
Vangelo: Nolite dare sanctum canibus: neque mittatis margaritas vestras ante
porcos. (Non dare cose sante ai cani: e neppure gettare le vostre perle ai
porci.)
47) ESSERE AUSTERI E NON
VANTARSENE
Quando sarai arrivato a controllarti, non cominciare a vantartene e farne
mostra; e se berrai solo dell'acqua, non stare a dire ad ogni occasione: bevo
solo acqua. E se qualche volta vorrai esercitarti alla sofferenza per amore di
te stesso e non delle cose estrinseche, non andare a farlo vedere platealmente,
ma nel momento in cui avrai sete, prendi una boccata d'acqua fresca e sputala, e
di questo non parlare.
48) COME SI RICONOSCE
L’UOMO COMUNE DALL’UOMO FILOSOFO
Si riconosce la persona comune quando questa si aspetta dei benefici mai da se
stesso, ma solo dalle cose fuori di lui. Si riconosce il filosofo quando non fa
affidamento che su se stesso sia nella buona sia nella cattiva sorte. I segni
che distinguono uno che sta avanzando nella filosofia sono: non parlare male di
nessuno; non lodare chicchessia; non lamentarsi di nessuno; non incolpare
nessuno; non incensarsi e far vedere che si é persona che si intenda di
qualsiasi cosa; provando degli impedimenti o dei disturbi nelle intenzioni di un
altro, imputare la colpa a se stessi; lodato, ridere interiormente del lodatore;
biasimato, non difendersi; andare in giro come fanno i convalescenti guardando
di non muovere qualche parte curata da poco, prima che essa sia ben guarita;
aver levato qualsiasi appetito; ridotta l'avversione a quel tanto che nelle cose
che dipendono dal nostro arbitrio é contrario alla natura; non lasciarsi andar
subito nelle situazioni se non sei né riposato né calmo; se sarai ritenuto
sciocco o ignorante, non te ne curare; in breve: stare
sempre all’erta con se stessi, come contro un nemico.
49) COMMENTARE I
FILOSOFI NON È FILOSOFARE
Quando qualcuno si vanterà o si dichiarerà capace di interpretare i libri di
Crisippo, di a te stesso: Se quel filosofo non avesse scritto in modo oscuro,
costui non avrebbe di che gloriarsi. Ma cosa desidero io veramente? Capire
la Natura
e seguirla. Quindi cerco qualcuno che me la interpreti. E sentendo che Crisippo
é un maestro vado da lui. Ma non capisco il suo modo di scrivere. Cerco dunque
qualcuno che me li spieghi. E fino a questo punto non c'é niente di che
gloriarsi. Trovato colui che riesce a spiegarmeli, resta
solo che io metta in pratica gli ammaestramenti che ho ricevuto. E solo in
questo consiste ciò che fa onore.
Ma se a me piacerà solo di scoprire l'interpretazione per l'interpretazione, al
massimo potrà diventare un buon grammatico anziché filosofo. Salvo che
scimmiotterò Crisippo invece di Omero.
Allora se qualcuno mi dirà: leggimi Crisippo mi conviene arrossire, se non
posso mostrare con i fatti ciò che sto leggendo.
50) LA LEGGE MORALE
Ciascun proponimento che farai lo devi
osservare e mantenere, più di una legge o di un dogma religioso. Di quello che
poi dirà la gente, non ti curare, perché ciò non dipende da te.
51) PRATICA E TEORIA
Quando ti deciderai a intraprendere la via della conoscenza dell'uomo, e a
osservare quali siano le cose che dipendono e non dipendono da noi? Hai avuto
gli scritti da meditare e studiare e quasi da conversare con essi; aspetti forse
un maestro per mettere in pratica quello che hai letto? Non sei più un
fanciullo, ma un uomo fatto. Ricordati che se stai li senza pensare, senza voler
far nulla, accumulando ogni giorno indecisioni su indecisioni, rimandando tutto
sempre a domani, capiterà che senza accorgertene arriverai alla fine della tua
vita, uomo volgare. Comincia dunque fin da adesso, a studiare di vivere da uomo
perfetto e che cresce in virtù; e tutto quello che ti pare il migliore, sia per
te legge inviolabile. E se all'inizio ti si presenteranno cosa spiacevoli o
dure, ovvero dilettevoli o dolci, oppure cose che portino la stima e la lode,
ovvero il disprezzo e il biasimo delle persone, fa in modo che é in quell'occasione
che tu devi provare te stesso, e senza indugio, per poter raggiungere la
completezza; e se tu terrai duro in una battaglia o cederai, tu acquisterai o
perderai l'avanzamento tuo nel bene. Seguendo questa condotta Socrate divenne
perfetto; e se tu non sei ancora come Socrate, devi fare in maniera di vivere
come uno che vuole essere così.
(nota dai Discorsi:
Se ti lasci vincere una volta, dicendo che ti vincerai domani, mentre
sai che il domani rinnoverai la sconfitta, sappi che arriverai ad essere così
malato e debole, da non accorgerti più dei tuoi errori e da trovare sempre
scuse per i tuoi atti.)
52) LE TRE PARTI DELLA
FILOSOFIA
La prima ed essenziale regola della filosofia é quella di avere delle norme
morali pratiche da seguire; per esempio questa: NON SI DEVE MENTIRE. La seconda
regola è quella delle dimostrazioni, e cioè, provare con esempi perché non si
deve mentire. La terza é la logica che serve a conferma e distinzione delle
stesse cose, e poniamo vi si tratti come si possa dimostrare quella cosa, e che
cosa é la dimostrazione, che cosa sia conseguenza e ripugnanza, verità e
falsità. Per cui la terza regola é necessaria rispetto alla seconda, la
seconda rispetto la prima; ma la più necessaria di tutte é sicuramente la
prima. Ora noi facciamo il contrario, e poniamo tutto lo studio sulla terza
norma, senza avere pensiero per la prima norma: in questo modo vedremo che
mentiremo ogni giorno mentre staremo a discutere del come non si deve mentire.
53) LE ULTIME SENTENZE
Si abbiano sempre in mente queste parole: sia fatta la volontà del cielo,
qualsiasi cosa debba capitare sarà bene, ed io la seguirò di buon cuore. Perché
se io la rifiutassi sarei un meschino ed un inetto, e non arriverei a nulla.
Ancora: Chiunque sa adattarsi alle necessità, viene dichiarato da noi saggio,
ed esso ha la conoscenza delle cose divine. Ancora in terzo luogo: O Critone, se
così piace agli dei, così sia. Anito e Melito mi possono pure uccidere, ma non
già offendere. (Parole di Socrate prima di morire. Anito e Melito erano i suoi
accusatori.)